Ecco che si scoprono nuovi ammassi densi di stelle. Questa volta dal Cile arrivano le foto. Sempre alla ricerca di nuove stelle, sempre ad osservare le costellazioni e vederle sempre più lontane, sempre più minuscole. Fino a ridursi in punti.
Ma gli scienziati, i fisici, gli astronomi e gli astrofisici, imperterriti, continuano a studiare. Ad osservare. Milioni di dollari vengono spesi nella ricerca ogni anno. Che cosa nobile e bella.
Si spende così tanto che alla fine si riescono a scoprire altre stelle, altri ammassi densi di stelle, sempre più lontane. Puntini sempre più piccoli, infinitesimalmente piccoli. Ma finirà mai la piccolezza delle stelle? E la loro grandezza?
Fino a quando si continuerà a studiare l’universo, prima di rendersi realmente conto della sua infinitezza? Un universo immenso, infinito. Tanto più infinito quanto più le stelle diventano puntini piccolissimi, infiniti anch’essi.
Ecco quello che è la ricerca talvolta. Ecco dove si investono i soldi oggi. Gli antichi lo avevano capito molto bene. E dalla natura hanno trovato i numeri, affinché essi la rappresentassero. Numeri infiniti dunque, come la natura stessa. Fibonacci aveva trovato una spirale, la spirale di Fibonacci, appunto, che rappresenta la vita stessa. Tutto, secondo Fibonacci, si basava su una spirale dalle proporzioni divine. Anche le galassie, e le stelle.
Abbiamo anche provato a venderle le stelle, a comprarle, e a regalare una.
Ma quanto sono lontane le stelle? E come si formano? Ce lo siamo mai chiesti? Sicuramente gli studi hanno portato a capire come calcolare la distanza di una stella. Ma quanti soldi e quante risorse ci sono voluti per farlo? Forse infinita è la distanza delle stelle, ma non allo stesso modo sono infinite le risorse.
Quelle finiscono, e finiranno anche molto presto, probabilmente. E perché non ci diamo una regolata? Forse perché abbiamo già trovato, dopo milioni di risorse spesi, dopo aver osservato l’infinito spazio, un pianeta da colonizzare. Perché la nostra ingordigia non ci ha fatto salvaguardare il nostro pianeta. Abbiamo piuttosto preferito esaurire le sue risorse, per trovarne un altro, forse più bello, forse più brutto. Sicuramente più lontano.